I Disappears sono al terzo album e crescono sempre di più. Sarà che da quest’album si aggiunge ufficialmente alla lineup anche Steve Shelley, sarà che suona proprio come un album dei Sonic Youth (Hibernation Sickness, dai). L’ombra di questi ricopre forse un po’ troppo marcatamente tutto l’album, ma avere una leggenda dietro la batteria è un peso difficile da ignorare e quindi la voce di Brian Case si trasforma spesso e volentieri in quella di Thurston Moore per facilitare le cose e portare un po’ di felicità ai nostalgici.

Ma i Disappears ci mettono anche molto del loro: dal krautrock travolgente dell’iniziale Replicate alla psichedelia feroce di Love Drug (perfetta chiusura del disco, che però termina con la seguente Brother Joliene) è uno stupendo viaggio sonico in sonorità non più nuove ma sempre magnetiche, con un bel po’ di noise qua e là a condire il tutto, spesso sublimando in piccoli muri di suono memori dello shoegaze degli album precedenti.

Niente di nuovo sotto il sole, solo nove belle canzoni.
Se amate solo la musica cool girate al largo stonzi, se amate i Sonic Youth probabilmente avete già amato anche questo disco. Quindi vaffanculo.