Se tutto ti sfugge di mano e la musica fa solo parte del mare di merda, sei un tipo ok. Certe volte cerchiamo il disco dell’anno ogni giorno, altre volte ci perdiamo in velleità e frivolezze cercando di cercarne un senso.
Molto più spesso capita che il senso delle cose importanti che ti sputa in b0cca a ogni passo della tua imbarazzante vita te lo lasci scappare via e tendi a morire di quelle cose che pensi siano importanti.
Chi legge Deer Waves e pretende di trovare un senso, sbaglia. Yellow Ostrich è il nostro piccolo schifo che ci portiamo dietro ogni giorno, indispensabile ma invisibile, come un accendino in tasca, la fetta di limone nel gin lemon, il numero di quella che hai limonato qualcosa tipo quattro anni fa a una festa in piscina e alla quale hai promesso di farti sentire il giorno dopo. Pop da vomito, malinconiche ballate sulla banalità, non ascoltate Strange Land se state cercando il disco dell’anno, non ascoltate Strange Land se aspettate che qualcosa di bello irrompa nella vostra vita perchè tanto non irrompe e noi rompiamo qualsiasi cosa per sentirci qualcuno, impegnamo il nostro tempo in miserevoli tentativi di apparire brillanti, come il basso di questo disco, ci spacchiamo il culo per emergere da qualcosa e atterrare su un’altra, sempre troppo profonda, come la voce degli Yellow Ostrich. Alla fine di tutto facciamo così schifo che ci vogliamo bene. La banalità più sorprendente di oggi, dodici marzo duemilaedodici.