Una volta eravamo tutti bambini, ci piaceva andare al cinema con mamma e papà, loro ci portavano in questo posto enorme, le poltrone erano belle grandi e comode per noi, e ci sentivamo bene. Sul grande schermo andavano avanti paesaggi incantati, principi e principesse, colori, atmosfere, castelli medievali, animaletti di ogni genere ed avevi i tuoi pop corn, o le caramelle. Poi si è diventati grandi, ed ora ci piace vedere film dove c’è sangue, paura, fatti e misfatti.
È vero che alcune sensazioni sono andate un po’ perdute, per colpa di chi non si sa, magari di Sandokan, di Maria De Filippi, o di Macgyver.
La prima volta, ma anche la seconda e la sesta ancora, che ho dato il play a Ekstasis di Julia Holter un po’ mi sono ritrovato in uno stato mentale ed emozionale che aveva poco da invidiare a quei momenti passati da bambino, ho cominciato a vivere qualcosa che volevo non terminasse dopo quell’oretta passata lì con me e le mie cuffie.
Il secondo album di Julia Holter è uno di quegli album difficili da catalogare, ripercorre quelle atmosfere eteree in un quadro di sperimentazione in cui si fanno compagnia la sua voce sinuosa, il pop, i malinconici richiami a Kate Bush, un’annegare psichedelico, drum machine e l’eleganza barocca, per chiudere un quadro che suona già anche stando fermo.
Ekstasis apre con Marienbad, un tessuto eterogeneo e rilassato che ti porta in queste atmosfere un po’ buie, ti allieta con i suoni e la linea vocale, con i beat in battuta ed i cori che intervengono in un ottimo piano armonico. Our Sorrows è meno elaborata, più pop ed anche più amara, tastiera ad accompagnare la sua voce che sale e poi scende, come onde che arrivano e poi tornano su, fino alla svolta che ci riporta al medioevo e ai cavalieri. Moni Mon Ami è l’ideale per la preparazione di un pentolone in cui buttar dentro zampe di pipistrello, piante introvabili e denti di velociraptor, per lanciare incantesimi al mondo.
È tutto magico, come anche l’ultima traccia, This Is Ekstasis, ultimi 9 minuti che sono lì alla fine proprio per dirti: Ekstasis è questo qui, un mondo incantato, un qualcosa in più di semplici note, è un racconto, un ritrovarsi in un altro mondo in cui puoi tutto ciò che vuoi, con fatine e stregoni.
Nell’album precedente di Julia Holter, Tragedy, c’era una traccia dal nome Try to Make Yourself a Work of Art.
Finitelo voi questo concetto, ci siamo capiti.