Datemi i cinque motivi per cui voi conoscete Pesaro.
Niente?
Io ci ho pensato ma dall’alto della mia ignoranza non ho idea di cosa ci sia di veramente importante a Pesaro sul piano architettonico/storico. Certo che però vista da un altro punto di vista, quello musicale, per dire, Pesaro diventa una città fondamentale. Oltre che per essere stata la città natale di Gioacchino Rossini, Pesaro è la capitale della new wave in Italia. Paroloni? Paroloni sto cazzo.

Ora vi do i motivi per cui io conosco questa città: Pesaro ha una scena musicale incredibilmente prolifica nella quale si districano e nascono band, dunque suoni, anche molto diversi tra loro. Quello di cui voglio parlare in questo articolo però, è la scena new wave di Pesaro, per un preciso motivo: l’espressività e la qualità delle band che la compongono è impressionante. Più di un anno fa vidi dal vivo gli ormai sciolti Young Wrists in un concerto un po’ sfortunato stroncato da qualche problema tecnico e costretto a una fine prematura. Quel poco che avevo visto bastò però stupirmi, tra batteria suonata in piedi, così piena da distruggerti, voce femminile e riverberi:  una band con i piedi a mollo nella new wave degli anni 80 e uno sguardo nel futuro. In realtà ciò che mi ha distrutto davvero, poco dopo, è la grandezza dei Be Forest: tutto ciò che di buono c’era in My Bloody Valentine e Young Marble Giants riversato nello shoegaze migliore che riusciate a immaginare, atmosfere fredde e abbracci di ghiaccio nella profondità di una voce femminile fuori dal tempo. I Be Forest mi hanno distrutto sul serio, hanno ormai all’attivo un EP e un LP e pare ci sia ancora qualcosa di nuovo in cantiere, io aspetto.
Intanto continuo citando altri nomi, dallo shoegaze al post punk voliamo sui General Decay che tra chitarre sinuose e batterie schizofreniche ti azzerano la mente e ti fanno correre alla velocità della pazzia, corri così tanto che sei già arrivato ai Soviet Soviet e non te ne accorgi neanche, e lì giuro che pensi di morire, perchè di sognare a occhi aperti non ti era mai capitato, tantomeno con un tiro del genere – ma a Pesaro non fai in tempo a sognare che i Brothers in Law ti sparano in testa, più Jesus e meno Mary Chain, un EP e un altro in uscita, balli anche da morto e non credi possa essere vero. A un certo punto vaghi nel mare di pop che ti creano attorno i Death in Plains, nuoti fuori di casa, fuori dai giochi, senza farti domande. A darti il colpo di grazia sono i Seaside Postcards, tra gli ultimi arrivati ma solo cronologicamente parlando, hanno di che riverberare anche loro e intanto sul loro basso puoi apparecchiarci la tavola perchè è gigante. E chissà cosa mi sto perdendo altro. Pesaro è una città musicalmente immensa e di hype, su gruppi come Be Forest, Soviet Soviet, General Decay, Death in Plains, Brothers in Law e Seaside Postcards, che nonostante la loro relativamente poca vita musicale sono già i miei gruppi preferiti, non ce n’è mai abbastanza.